Il bonsai è un albero naturale che grazie alla sapiente mano del bonsaista riesce a crescere rimanendo piccolo. Riesce in altre parole ad aumentare le sue ramificazioni, il numero complessivo delle sue foglie o dei suoi aghi e ad acquisire un aspetto sempre più somigliante ad un albero spontaneamente sviluppatosi in natura, pur rimanendo confinato all’interno di un vaso e mantenendo dimensioni ridotte.
La tecnica principale che permette alla ramificazione di svilupparsi rimanendo di dimensioni contenute è proprio la potatura.
La letteratura in materia distingue due potature fondamentali: la potatura di formazione e quella di mantenimento.
La potatura di formazione si esegue principalmente quando l’albero è a riposo: meglio eseguirla al termine della dormienza, quando la pianta inizia a gonfiare le nuove gemme all’inizio della primavera. Lo scopo principale di questa potatura è quello di dar forma all’albero selezionando quali saranno i rami che costituiranno l’ossatura principale del nostro bonsai, non è un caso che la potatura di formazione si chiami anche di “struttura”. Se interveniamo nell’ultima fase della dormienza avremo un duplice vantaggio: avremo modo di intuire quali sono le “intenzioni” della pianta perché potremo vedere quali e quante gemme sta gonfiando ed intervenire di conseguenza; potremo inoltre permetterci anche il taglio di grossi rami perché andremo incontro al momento di maggior vigore dei nostri bonsai: la primavera. Il bonsai riuscirà quindi a rimarginare efficacemente e rapidamente le ferite. Per quanto riguarda le caducifoglie, molto utilizzate come bonsai, è utile precisare che in concomitanza con la potatura di formazione è importante ridurre i rametti emessi nella stagione precedente lasciando almeno tre gemme alterne o due coppie di gemme opposte. Questa operazione è anche possibile in autunno, non appena le foglie cadono.
La potatura di mantenimento (cimatura a verde) si opera invece con lo scopo di mantenere la silhouette del nostro bonsai preservandone il vigore e facendo in modo che questo vigore sia ben distribuito su tutta la ramificazione. In base alla specie arborea questo tipo di potatura si esegue in momenti diversi e con frequenze diverse. Il principio è quello di lasciar estendere in primavera liberamente i rami del nostro bonsai ed intervenire solo ad estensione conclusa (generalmente ad inizio giugno) con la completa rimozione dei rami che più tendono ad essere grossi, vigorosi, lunghi ed esterni alla silhouette; è possibile anche eliminare rami in zone che presentano un sovraffollamento e che non permettono alla luce di passare alle zone più interne (ricordiamoci che vogliamo stimolare la crescita di rametti piccoli all’interno della chioma). Naturalmente l’attività va fatta con parsimonia, per evitare di lasciare “scoperte” alcune zone della pianta e quindi debilitarla. Ci sono alberi che “estendono” i rami una sola volta l’anno, tipicamente quelli delle nostre latitudini o superiori, ma ci sono anche alberi che estendono le loro cacciate continuamente, nel qual caso potremo ripetere l’operazione di cimatura più volte nell’anno. Si sconsiglia invece di potare parzialmente i rami (lasciando qualche foglia) per non debilitarli e sostanzialmente “perderli” (potrebbero non superare l’inverno): rimandiamo questa attività alla potatura di formazione).
Per i bonsai da interno, che non perdono le foglie d’inverno e lavorano tutto l’anno (anche se nei mesi invernali rallentano la produzione) è possibile invece potare i rami lunghi con molte foglie, lasciandone almeno tre dalla base del ramo.
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